Alberi monumentali

Sembra essere questo il messaggio che si leva dal profondo del bosco, così come dai prati acclivi e dai vecchi cortili dei palazzi signorili della Valle.
Conosciamo e tuteliamo le piante secolari e preserviamone il ruolo storico e culturale in una natura troppo spesso piegata alle feroci logiche del profitto e della comodità; questa la risposta che le Guardie Ecologiche e l'Ufficio Ambiente della Comunità Montana hanno messo in campo.
La nostra Valle, valle industriale il cui territorio è stato oggetto di sfruttamento tout-court, più che di utilizzo equilibrato, ha conservato - e non solo nei suoi più remoti anfratti - dei monumenti vegetali, testimoni che hanno assistito allo scorrere del tempo e degli avvenimenti come discreti custodi.
 
Ne abbiamo scovati più di cento di questi alberi, nel fitto dei boschi, ai margini dei pascoli, in mezzo ai prati, ma anche tra le case e perfino ai bordi delle discariche. Li definiamo monumentali, che è sinonimo di grandi, ma non è solo l'imponenza che fa di un albero un monumento, ma anche la sua storia, la sua bellezza il suo modo di porsi alla nostra osservazione.
 
Abbiamo detto che son più di cento e sono uno diverso dall'altro, sia che si consideri la specie, la forma, l'età o il modo di comportarsi con l'ambiente circostante e con i propri simili, di ognuno di essi.
Ne abbiamo trovati alcuni con circonferenze del tronco di otto o nove metri come i Castagni dei Grassi de le Cole e dei Grassi Carpini di Concesio o i Faggi di Irma, di Marmentino, di Pezzaze, di Tavernole e di Lumezzane, ma anche monumenti di appena due metri, come il Sorbo della Cocca di Nave o il Corniolo di Navazze e il Nocciolo di Val Porcile a Bovegno, eccezionali per la loro unicità. In mezzo a questi antipodi troviamo gli altri cento, da scegliere tra Abeti, Aceri, Agrifogli, Carpini, Cedri, Cerri, Cipressi, Frassini, Larici, Noci, Olmi, Roveri, Sambuchi e Tigli, ognuno con le sue peculiarità.
 
Ne abbiamo trovati di sani, belli, forti ed austeri, altri in decadenza, altri ancora morenti, troncati dagli eventi naturali e dalla mano dell'uomo (o dagli effetti inconsci ma sempre più deleteri dell'azione dell'uomo, quali gli smog, gli inquinamenti delle falde, le piogge acide, e quant'altro ancora); alcuni di questi li abbiamo seguiti, impotenti nella loro decadenza, altri speriamo di strappare ad iniqua sorte.
 
Per iniziare l'opera di salvaguardia abbiamo pensato di renderli più visibili censendoli e presentandone una quarantina nel libro Alberi Monumentali e Dintorni, dove li raccontiamo in dodici itinerari alla portata di tutti, alla scoperta di un territorio che non è solo ferro e cemento; li abbiamo contornati poi di curiose schede didattiche delle specie più rappresentative, per circondarli infine con i colori dei più bei fiori delle nostre montagne.
 
Stiamo pensando di ristampare questo libro - tanto è stato il gradimento delle prime edizioni - e in questa fase pensiamo di ampliarlo aggiungendovi la strana storia di un tipo buffo, la Ruer Verda - stranno connubio tra Cerro e Quercia sugheraia, dal mantello sempreverde (o quasi) - e quella inedita di un timidone o meglio di una timidina, la Violetta del Guglielmo, unica specie endemica della nostra Valle.
Ultima modifica: Mar, 15/11/2016 - 09:29