La prateria alpina

La maggior parte delle erbe presenti in quell’ambiente così aperto e luminoso che chiamiamo prato o pascolo appartengono all’importante gruppo delle graminacee , caratterizzate da fiori molto semplificati e riuniti in spighe, fusto sottile e foglie strette; per semplificare si pensi al frumento o ad una qualsiasi erbaccia (i cosiddetti “fili d’erba”).

Le semplici strutture delle graminacee (un gracile fusto, poche foglie lineari, fiori ridotti allo stretto indispensabile) sono quanto di meglio l’evoluzione ha saputo sfornare nel campo dei vegetali: mentre piante come le Orchidee decidevano di affidare l’impollinazione e quindi la riproduzione di insetti, perfezionando e colorando sempre più loro fiori per attirarli, le graminacee per trasmettere il polline dallo stame maschile al pistillo femminile sceglievano un altro elemento, ugualmente efficace, finalizzando ad esso la propria architettura corporea: il vento. La struttura semplificata del fiore, senza petali o altre parti che potrebbero ostacolare il tragitto dell’aria, e quella slanciata del fusto ondeggiante nel vento, solo apparentemente fragile, garantiscono una elevata efficienza di impollinazione e quindi di perpetuazione della specie. Per questi motivi le piante anemofile (così chiamate per il sistema di propagazione del polline tramite il vento) colonizzano tipicamente ambienti aperti, come i prati, dove solitamente si presentano in massa.
 
La maggior parte delle altre erbe di montagna è ad impollinazione entomogama, cioè favorita dagli insetti che volano da un fiore all’altro, attirato dai colori appariscenti. Il rigoglio di colori dei fiori di montagna (il giallo delle Potentille, il violetto delle Genziane, il bianco del Camedrio) non è però dovuto solo a questo scopo. Salendo di quota si nota che vi sono più frequenti le tonalità viola, rosse e lilla: si tratta di un accorgimento per proteggere le parti più delicate della pianta, i petali, dai raggi ultravioletti, che si fanno penetranti per il rarefarsi dell’aria. L’accumulo di pigmenti scuri assorbe l’eccesso di luce solare, un po’ come accade quando ci si abbronza.     
Ultima modifica: Mar, 15/11/2016 - 09:29