Castagne

Da alcuni anni stiamo assistendo ad un rinnovato interesse nei confronti del castagno, in maniera specifica per quello da frutto. Questo interesse è dovuto per lo più ai riscontri economici (rivolti soprattutto verso i frutti di qualità: marroni) che stanno avendo questa coltura, ma anche per l'attenuarsi del cancro della corteccia che dal dopoguerra ha decimato i migliori impianti. 
 
Nelle zone collinari e montagnose della provincia di Brescia, parecchi produttori (soprattutto quelli che già operano sul mercato come ad esempio i frutticultori e i viticultori), ma anche operatori part-time e semplici proprietari, stanno avviando lavori di recupero dei vecchi castagneti da frutto con potature di risanamento e rimonda, nonché sovrinnestando semenzali e polloni di ceppaia nelle radure o in sostituzione di piante compromesse.
 
L'intera zona considerata ha una ricca tradizione nella castanicultura di un certo pregio: in diverse zone infatti (soprattutto nelle vallette laterali della Valle Trompia, del Sebino della Val Camonica, dell'altopiano di Serle e Tremosine) erano sorti marroneti che alimentavano il mercato cittadino e non solo, ma che attualmente non riescono a soddisfare neppure le esigenze locali.
 
La Valle Trompia, in particolare, con circa tremila piante secolari ed una produzione potenziale di 1.500 quintali di marroni è generalmente riconosciuta come la realtà castanicola di pregio più importante in Lombardia; particolarmente conosciuti (venivano anche esportati all'estero) erano i marroni di Noboli, Zignone, Costalunga, Predasusso, Valpiana, Mandò, Anveno, che non avevano niente da invidiare ai colleghi più illustri di rinomanza nazionale quali il marrone di Castel del Rio, Marradi, Val di Susa, Casentinese e del Monte Amiata.
 
Ma il castagneto ed in particolare le fustaie di castagno da frutto o "selve castanili", rivestono una grande importanza anche dal punto di vista paesaggistico ed architettonico dato che a volte, sono composti da soggetti arborei di dimensioni imponenti ultracentenari; si tratta quindi di riconoscere al castagneto una valenza che vada aldilà delle pure considerazioni economiche ma ne riconosca la storia e le tradizioni culturali nonché l'importanza nella formazione e conservazione del paesaggio rurale e delle colline e Prealpi bresciane.
 
Le iniziative intraprese negli scorsi anni, hanno avuto lo scopo di creare presso gli stessi castanicultori e gli Enti Territoriali interessati, una sensibilità ed un approccio verso tale coltura che ha portato alla costituzione dell' "Associazione provinciale Castanicoltori Bresciani" quale organismo di rappresentanza dei castanicoltori stessi, in grado di raccoglierne le istanze, formulare degli obbiettivi, intaprendendo dei percorsi di promozione e salvaguardia della coltura garantendo ai soci un'assistenza tecnica sul territorio per una crescita imprenditoriale nonché per organizzare delle iniziative a livello provinciale che promuovessero l'immagine della castanicoltura bresciana e delle sue produzioni rispetto ai cittadini in generale ed il consumatore in particolare.
 
L'obiettivo finale e condiviso dai circa 400 castanicoltori che nel corso degli ultimi anni sono stati coinvolti con corsi, stages, incontri tecnici e visite aziendali, è la realizzazione di un centro di raccolta, lavorazione e commercializzazione del prodotto.
Ultima modifica: Mer, 16/11/2016 - 10:10